Psichiatra e Psicoterapeuta

Adolescenza e Psicopatologia

Fenomenologia di Peter Pan  (parte 1)

problemi dell'adolescenteL’adolescenza rappresenta attualmente una delle fasi di vita più problematiche dell’individuo, una sorta di filo spinato sul quale i ragazzi devono faticosamente tenersi in equilibrio. Eppure non è sempre stato così, anzi sono molti i sociologi che sostengono che l’adolescenza non è sempre esisitita ma è un’invenzione psico-socioculturale relativamente recente, che prende forma nella seconda metà dell’ ‘800, tende a dilatarsi e prendere piede durante tutto il secolo scorso e ha assunto l’attuale condizione di un’età della vita che inizia con la pubertà e si protrae fino ai 30 anni e più. Secondo molti storici infatti l’”invenzione dell’adolescenza” sarebbe avvenuta in piena età vittoriana, in un periodo storico in cui prendeva sempre più forma la famiglia ‘nucleare’, prototipo della famiglia borghese, di quella borghesia che aveva iniziato ad affacciarsi alla Storia nel corso del diciottesimo e diciannovesimo secolo (1).

Tale modello di famiglia ‘nucleare’ esaltava la condizione del marito, come principale fonte di reddito e di riconoscimento sociale, riconosceva un ruolo sostanzialmente domestico alla moglie (sposa e madre), e rimandava una nuova e assoluta centralità al ruolo del bambino, visto come personificazione di significati e progettualità della coppia genitoriale e portatore di futuro. Da questo punto di vista la famiglia era vista come “porto di pace e di stabilità” e “rifugio da un mondo crudele” (2). Era un modello familiare che prendeva le distanze da quello tradizionale dell’inizio dell’età moderna, che era un modello di famiglia allargata (costituita da rappresentanti di più generazioni e anche da figure con le quali non c’erano stretti legami di parentela), più radicata nel tessuto sociale e lavorativo. La famiglia ‘nucleare’ nel corso del diciannovesimo secolo si chiude sempre più su sé stessa, accentuando i confini tra sé e il resto della società, sottolineando e incoraggiando temi di individualità e autorealizzazione. Anche alla luce di questa nuova centralità che viene ad assumere il bambino in quella fase storica (vedi  anche Ariès, 3) inizia a dilatarsi quell’età di passaggio dall’infanzia alla prima adultità che prenderà la forma dell’età adolescenziale. Intendiamoci, questa fase di passaggio, caratterizzata sostanzialmente dalla pubertà (cioè dall’emergenza della maturazione sessuale), è sempre esistita naturalmente, è un fenomeno biologico, ma è solo negli ultimi 150 anni che ha assunto quelle caratteristiche peculiari in termini psicologici, culturali e sociali, che configurano quel ‘fenomeno’ che chiamiamo adolescenza.

Che nella seconda metà dell’ ‘800 emerga una dimensione nuova nel mondo del giovane adulto lo si evidenzia anche dalla produzione letteraria di quel periodo, che per la prima volta inizia a tematizzare le caratteristiche e le difficoltà di questa fase di vita (4): passando da “L’educazione sentimentale” di Flaubert (1869) e “L’adolescente” di Dostoevskij (1875) dove giovani maschi si confrontano con le difficoltà e i problemi dell’ingresso nel mondo degli adulti, alle “Piccole donne” della Alcott (1880), centrato sulle difficoltà emotive e sentimentali delle adolescenti prese nelle contraddizioni della famiglia borghese, si arriva ai primi del ‘900 al diffondersi di una vera e propria letteratura per ragazzi che avrà nel personaggio di Peter Pan il suo eroe eponimo. E’ interessante notare che Peter Pan compare per la prima volta come personaggio minore in un romanzo del 1902, “L’uccellino bianco”, scritto dallo scozzese James Matthew Barrie per un pubblico adulto; nell’arco di qualche anno diventerà il protagonista di uno spettacolo teatrale dal titolo “Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere” e nel 1911 lo stesso Barrie scriverà un intero romanzo a lui dedicato “Peter Pan”, che sarà un costante riferimento nella letteratura per ragazzi. Ed è proprio questa la novità letteraria del novecento: per la prima volta nella storia delle belle lettres prenderà corpo una letteratura per ragazzi, cioè opere letterarie con ragazzi come protagonisti e dirette ad un pubblico di giovani lettori. In quegli stessi anni infatti inizieranno ad essere pubblicati una serie di romanzi destinati specificamente ad un pubblico giovanile, da I ragazzi della via Pal (1906) dell’ungherese Ferenc Molnàr, a Il meraviglioso mago di Oz (1900) dell’americano Frank Baum. Quanta distanza dai romanzi di Charles Dickens, che solo qualche decennio prima erano popolati da ragazzi costretti fin da bambini a comportarsi come piccoli adulti! Infatti è proprio nei romanzi di Dickens che si fa notare l’assenza di una vera e propria età di passaggio: i bambini sono subito gettati nel mondo degli adulti e devono cavarsela afferrandone le dinamiche e le specifiche modalità di funzionamento. Nei decenni successivi anche il Mercato scoprirà (e forse contribuirà a costruire?) questa nuova identità sociale degli adolescenti, ben contenti di diventare attivi protagonisti anche nel mondo dei consumi, e nel 1942, in un’articolo della rivista Life, verrà coniato il termine teenager, con tutto il potenziale consumistico che comportava e avrebbe sempre più comportato in futuro. E se ai primi del ‘900 si inizia ad intravedere il prender forma di una nuova età nelle fasi di vita dell’uomo, nel corso degli ultimi cinquant’anni si è assisitito ad un progressivo dilatarsi di tale fase, che oramai viene spesso prolungata ai 30 anni ed oltre (in termini di difficoltà ad assumere una identità adulta, autonoma, responsabile e svincolata dal mondo della famiglia d’origine).

Questa premessa ci permette di avvicinarci al mondo dell’adolescenza nel tentativo di mettere a fuoco le difficoltà, le problematiche, le contraddizioni e il disagio di una fascia di età carica di aspettative verso un futuro vissuto come sempre più distante e senza volto, un’età inevitabilmente povera di passato e ancora troppo fragile in termini d’identità personale.

 adolescenza e psicopatologiaSe volessimo mettere in evidenza i principali punti problematici che un adolescente si trova a dover affrontare dovremmo iniziare soprattutto dall’emergenza di una corporeità, e quindi di una emotività incarnata, totalmente nuove e diverse rispetto all’infanzia, con inevitabili difficoltà nel gestire emozioni discrepanti, ad iniziare da quelle legate alla sessualità e al costituirsi di un immaginario affettivo/sentimentale sotteso dal formarsi di relazioni amorose: per la prima volta il giovane adulto si trova a doversi districare tra le difficoltà e le complicazioni del fenomeno “amore”. E la relazione amorosa, anche solo in termini di possibilità, vuol dire inevitabilmente esposizione e apertura al mondo dell’altro, e implicitamente richiesta di riconoscimento di un’immagine di sè che non è detto possa corrispondere a quella che ci si porta dietro dal mondo familiare. Problemi che, come ben sappiamo, ci accompagneranno tutta la vità, ma in questa fascia di età sono acuiti dall’inesperienza e dalla fragilità di un’identità che cerca di prendere forma e stabilità anche attraverso il mondo delle relazioni interpersonali tra pari. E questo avviene contestualmente alla necessità di gestire la goffaggine di un corpo che rappresenta un momento di alterità per lo stesso adolescente.  In nessun’ altra fase della vita ci si trova ad ‘amare’ o ‘odiare’ con tanta passione il proprio corpo, che diventa luogo di definizione di un proprio sentimento identitario, e strumento d’espressione del proprio disagio e di una vita emotiva che irrompe, inesorabile e prepotente, nella quotidianità del giovane adulto e nella sua vita di relazioni sociali. Inoltre si assiste ad una inevitabile relativizzazione del mondo di significati genitoriale: se da bambini il “mondo” era quello del proprio ambito familiare, e le prospettive su di esso non potevano che essere quelle di papà, mamma o di figure familiari altrettanto significative, con l’emergenza del pensiero astratto (che si concretizza negli anni dell’ adolescenza) si iniziano a scoprire nuovi sistemi valoriali, spesso critici e discrepanti rispetto a quelli genitoriali. La realtà inizia ad essere declinata e articolata secondo punti di vista sempre più personali, ci si trova a dover aderire a modelli di valori e comportamenti diversi da quelli familiari, che sono generalmente quelli dei coetanei, e questo determina spesso atteggiamenti oppositivi e vissuti delusivi rispetto a quello che ormai rappresenta il ‘vecchio mondo’, la famiglia d’origine. Naturalmente questo passaggio non è semplice e quasi mai indolore, in quanto comporta tutte le problematche relative all’integrazione nel gruppo di pari e alla costruzione/adesione ad un sistema valoriale che può essere anche molto diverso da quello familiare. In questo senso diventa centrale la ricerca di una dimensione identitaria che consenta di integrare e modulare tutte le inevitabili divergenze valoriali, discrepanze emotive ed emergenze di dimensioni nuove, sconosciute e problematiche, tra le quali la sessualità, il rapporto con il proprio corpo e l’affacciarsi al mondo delle relazioni sentimentali rappresentano quelle paradigmatiche.

Ed è in proprio tra queste difficoltà che si costituiscono le prime problematiche psicopatologiche dei giovani adulti.

(continua….)

Bibliografia

  • Musgrove F. Youth and the Social Order. Indiana University Press, Bloomington, 1964
  • Tufte V., Myerhoff B, Changing Images of the Family. Yale University Press, New Haven, London, 1979
  • Aries P. “Padri e figli nell’Europa medievale e moderna. Tr. It. Laterza, Bari 1991
  • O’Brien J. The Novel of Adolescence in France: the Study of a Literary Theme. Columbia University Press, New York, 1937.

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